Il libro che ho avuto il piacere di leggere nel corso di queste vacanze, si intitola "Le luci nelle case degli altri", di Chiara Gamberale. La protagonista del libro è Mandorla, una bambina di sei anni che perde la mamma Maria a causa di un incidente stradale. Sono i condomini della palazzina in cui la mamma di Mandorla viveva, che decidono di farsi carico della piccola che non ha neanche un padre. Ma quella che era un'opera di bene, si trasforma in un dramma collettivo poiché spunta una lettera scritta da Maria, in cui viene rivelato che Mandorla è stata concepita in quel condominio ed è figlia di uno dei condomini. Tutti si rifiutano di sostenere il test del Dna e decidono di occuparsi a turno della crescita ed educazione della piccola. Mandorla vive fino all'età di 18 anni con un profondo senso di sconforto, legato all'assenza dell'affetto di una padre e di una madre; trovando spesso conforto nelle "cose" che la circondano, immedesimandosi completamente in esse. Ad esempio, Mandorla desidererebbe essere una cintura perché vorrebbe dare a tutti i bambini come lei quella "sicurezza" che le è sempre mancata, "stringere le vite degli altri" e farli sentire meno soli. Ancora si immedesima in un libro di algebra che comprende tutte le formule e regole scritte, a differenza sua che chiede sempre aiuto all' Ingegner Barilla per risolvere i problemi di matematica. Mandorla vorrebbe essere le luci delle case degli altri, accendersi e spegnersi, vedere le persone mangiare, amarsi, litigare e sentirsi così meno sola di quanto già possa essere, intrufolandosi nelle vite degli altri. In questo libro le "cose" per la piccola Mandorla assumono il ruolo di un rifugio costruito ad hoc per lei, per le sue paure, per i suoi dolori e le mancanze.